Antonio all’ascolto con il ricevitore AR-18
Correva l’anno 1968
A 12 anni nella stazione radio di mio padre, si notano
le inconfondibili apparecchiature a valvole Geloso
I1GII, mio padre Fucci Giovanni agli inizi degli anni '70 nella stazione
radio
Il parco antenne agli inizi degli anni '70
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Correvano
gli anni sessanta,quando, curiosando tra gli apparati di mio padre Giovanni,
fui attratto, direi quasi catturato da una misteriosa scatoletta di metallo
con tanto di manovella, manopole e scala parlante, tanto diversa dai radio
ricevitori che avevo visto fino ad allora, quelli di legno per intenderci ,
quelli da cui si sentivano il giornale radio, Alberto Sordi e tanta musica.
Ma questa scatoletta di metallo che poi seppi chiamarsi nientemeno the
DUCATI AR-18 era un’ altra cosa, che non era il solito cassone casalingo di
legno impiallacciato, non vestiva abiti borghesi, ma una sublime livrea di
un verdazzurro craclè ,fatale imprinting che ti accompagna per tutta la
vita. Ed infatti, fu amore a prima vista e l’ inizio di un meraviglioso
cammino attraverso i sentieri spesso impervi e drammatici della storia. Poco
tempo dopo, agli albori degli anni settanta, mio padre, assieme agli amici
fidati, cominciò ad approfondire gli studi di radiotecnica per ottenere la
patente da radioamatore e relativa licenza di radioamatore. Frequenti erano
le serate in cui si riunivano per dedicarsi allo studio dell’ elettronica e
la stanza si animava, come per incanto, di voci, suoni, note telegrafiche
che sembravano provenire dai confini del mondo, trasportate dalla magia
quasi amniotica dell’etere. Non solo, ma arrivavano anche le voci dei
pionieri dello spazio, più passava il tempo e più la curiosità diventava
passione, desiderio di apprendere, di essere protagonista e non semplice
spettatore o tuttalpiù comparsa. Solo pochi mesi e Giovanni supera
brillantemente gli esami di radioamatore. Col nominativo di I1-GII
allestisce in soffitta la stazione radio, spiato costantemente dal
sottoscritto durante tutte le fasi di progettazione e costruzione di antenne
e tutto quanto serve a far funzionare la radio. Negli anni a venire, mi
aggrego a lui ed ai suoi amici nel meraviglioso ed affascinante girovagare
fra fiere, mostre e mercatini dell’ elettronica (ricordo con piacere e un
po’ di nostalgia ) la fiera di Gonzaga – Mantova. L’atmosfera era
indescrivibile, entusiasmante. I locali, al primo piano di un antico
palazzo, erano gremiti e le bancarelle erano piene di surplus militare (la
guerra era finita da appena da venticinque anni) in ogni dove si scorgevano
montagne di BC-611, mitici Handie Talkie americani e di tanti altri apparati
oggi rari ed introvabili. A quei tempi, il surplus era una fonte
inesauribile di componenti di ottima qualità ed i radioamatori, Giovanni
compreso, vi attingevano a piene mani per costruire i loro trasmettitori. Io
naturalmente fui contagiato in modo irrimediabile da tutto questo e ormai
ubriaco di Olive-Drab, fascinosi pannelli di color nero raggrinzante,
strumenti manopole e potenziometri che ruotavano in modo preciso e
vellutato, quando mi ritrovai tra le mani un trasmettitore surplus “Command
Set” utilizzato durante la seconda guerra mondiale nei bombardieri
quadrimotori B-17, sentii che dentro di me era nata la passione per gli
spazi infiniti delle onde elettromagnetiche.
It was in the sixties, when brawsing through my father
Giovanni’s belongings that I was attracted, nearly captured by a
misterious metal box with a crank knobs and a frequency range, all very
different from the wooden radio receivers. I had seen up to then, the ones
where we could hear the news, Alberto Sordi and lot of music. But this
little box which, I later discovered to be knobs as DUCATI AR-18, was not
the common house hold, plainly dressed wooden box, but it had a sublime
bluish green crackle coat, fatal imprinting that you carry with you for the
rest of your life, in fact it was love at first sight and the
beginning of a wonderful journey across the torturous and dramatic path of
history.
Shortly after the beginning of the seventies my father,
along with some trusted friends, started to deepen his studies of radio
technician in order to obtain his Radio Amateur Permit and
relative licence. Many where the evenings that they gathered to dedicate to
the study of electronics, and the room as if enchanted came to life with
voices, sound and telegraphic note that seemed to come from the boundaries
of the world transformed by an airy almost amniotic magic. Not only, but
also the voice of the space pioneers arriving. The more time passed by the
more curiosity became passion, desire to learn, to be protagonist and not
only spectator or at the most an assistant. Only a few month later Giovanni
passes with outstanding result his Radio Amateur under the name of I1-GII in
the attic sets up the radio station, constantly spied by the under signed
during all the faces of planning, construction of antenna and all that be
done to make a radio work.
In the following years I joined him and his friend in the
marvellous and facinating roaming between fairs shows and electronic
markets. (I remember with pleasure, and a bit of nostalgia) The
Mantova, Gonzaga fair the atmosphere was indisrivably full of
enthusiasm the room at the first floor of an ancient building where paked
and the benches where full army surplus, only twenty five Years had passed
since the war had ended, and heaps of the American BC-611, handie talkie
could be found every where along with many other items that today are very
rare. In those days surplus was an unending source of top quality components
and radio amateur Giovanni included, would supply themselves abundantly with
surplus to build their transmitters. I naturally was uncurably
contaminated and inebriated by olive-drab fascinating black panels
instruments, knobs and potentiometers that turned in a smooth even motion
when I found myself holding a surplus transmitter “Command Set” used in
during the second war world in the four engine B-17 bomber .
I felt that in me was born the passion for the infinite
spaces of electro-magnetic waves.
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